Martin Teicher

Il maltrattamento infantile: periodi sensibili e suscettibilià, resilienza e recupero

Il maltrattamento infantile è associato a delle alterazioni marcate nella struttura, funzionamento e connettività del cervello. Tuttavia, contrariamente a ciò che molti dicono, il cervello non viene “danneggiato”, piuttosto viene alterato nelle modalità specifiche per far fronte a ciò che viene vissuto e spesso, più tardi nella vita, questi alterazioni diventano disadattive.

Questo verrà esposto esaminando gli effetti dell’esposizione a specifici tipi di abuso.

Anche il tempo è un fattore importante da tener presente: esistono dei periodi sensibili in cui l’esperire certe esperienze avrà un impatto più potente sullo sviluppo del cervello e un effetto sul rischio di psicopatologia. E’ interessante notare che il maltrattamento può produrre effetti opposti sul funzionamento dell’amigdala in base a quando questo viene esperito: mentre essere esposti a maltrattamenti nella prima infanzia modifica l’amigdala ad avere una risposta “smussata” alle minacce, diversamente l’esposizione durante l’adolescenza modifica l’amigdala in modo tale da avere una risposta migliore. Questo ha senso a livello adattivo in quanto un bambino piccolo non può avere una risposta di fight o flight efficace e troppo forte perché questo interferirebbe con il legame di attaccamento. D’altra parte, una risposta di fight o flight forte può essere considerata una risposta molto più appropriata per gli adolescenti. Tuttavia le conseguenze di una risposta elevata alle minacce da parte dell’amigdala può generare sintomi di ansia ed evitamento come nel PTSD e nelle fobie, considerando che una risposta smussata di quest’ultima può portare a problemi di disinibizione e compromissione del giudizio sociale come nell’uso di sostanze e nei disturbi della condotta. Infine, abbiamo scoperto che individui psichiatricamente resilienti e vulnerabili hanno la stessa serie di alterazioni di base nelle strutture suscettibili allo stress e sono stati identificati nove differenze del cervello considerate uniche che permettono ai soggetti resilienti di compensare efficacemente le altre alterazioni del loro cervello.

Ciò ha portato alla visione critica che, il processo di guarigione non richiede di invertire gli effetti del maltrattamento ma piuttosto, questo comporta lo spostamento dell’organizzazione cerebrale di individui vulnerabili in modo tale che sia più in linea con l’organizzazione cerebrale di individui resilienti. Questo fornisce quindi una nuova cornice di riferimento per comprendere come un trattamento efficace possa funzionare in individui maltrattati ed esploreremo come l’EMDR può funzionare per migliorare questa capacità.

torna al congresso