IL CASO DI YARA: UNA FERITA ANCORA APERTA

Intervento di supporto psicotraumatologico a Brembate di Sopra (BG)

L’evento

Lo scorso 26 novembre intorno alle 17.30 Yara Gambirasio, 13 anni, esce da casa per raggiungere a piedi la palestra della polisportiva del paese, distante qualche centinaio di metri dalla propria abitazione, dove deve consegnare uno stereo alle compagne della squadra di ginnastica ritmica, specialità nella quale è considerata una promessa. Dopo aver chiacchierato con le amiche esce dalla palestra e da quel momento si perdono le sue tracce. La sera stessa i genitori denunciano la scomparsa della ragazzina ai carabinieri e viene aperto un fascicolo a carico di ignoti per sequestro di persona. Immediatamente volontari, forze dell’ordine e protezione civile cominciano le ricerche, avvalendosi dell’aiuto di unità cinofile. L’impatto mediatico è fuori controllo: per diversi mesi il caso di Yara occupa la programmazione di tutti i rotocalchi quotidiani, è sulle pagine di tutti i giornali e sui social network più conosciuti si diffondono appelli per ritrovarla. In poche ore il piccolo paese della bergamasca e la vita tranquilla dei suoi abitanti finiscono sotto i riflettori di centinaia di giornalisti, che stabiliscono la loro base operativa nel piccolo paese e lì vi rimangono fino al 15 gennaio, quando la famiglia Gambirasio chiede il silenzio stampa per dar modo agli inquirenti e alle forze dell’ordine di svolgere l’attività investigativa con maggior serenità e tranquillità.

La richiesta di intervento

A due mesi circa dal tragico evento l’Associazione EMDR viene contatta dai genitori delle compagne di palestra di Yara, preoccupati per le conseguenze che tale evento ha comportato nelle loro vita e in quella dei loro figli. Il comitato direttivo dell’Associazione ha deliberato di offrire il supporto, rivolgendosi a delle colleghe che avevano molta esperienza in questo campo. Viene concordato un intervento mirato per la gestione dello stress traumatico provocato da questo evento. La task force di professionisti dell’Associazione per l’EMDR in Italia è costituita da Lucia Formenti, Anna Lorenzetti, Cristina Mastronardi, Stefania Sacchezzin ed è coordinata da Isabel Fernandez.

L’intervento

L’intervento ha previsto un primo incontro presso i locali della polisportiva di Brembate di Sopra, durante il quale si sono svolti quattro momenti:

  • Accoglienza: primo momento di conoscenza con gli adulti (genitori e insegnanti delle compagne di palestra) presenti alla giornata in cui si è spiegato loro quali saranno gli step del progetto di intervento, sono state raccolte le firme per i consensi informati, si è distribuito un opuscolo informativo sulle reazioni da stress post-traumatico e su come intervenire, si sono chiariti dubbi e perplessità.
  • Debriefing con i genitori delle compagne di palestra e le insegnanti delle stesse, prima dell’inizio del quale è stata consegnata ai partecipanti la IES-R (Scala di impatto dell’evento – rivista) ed è stato chiesto loro di compilarla.
  • Debriefing con le compagne di palestra con le stesse modalità indicate in precedenza.
  • Condivisione: un piccolo momento di aggregazione informale a cui hanno partecipato gli adulti, i minori e le psicologhe che hanno condotto la giornata, in modo da chiudere positivamente i lavori.
  • Gli incontri di gruppo sono anche serviti come momento di screening per valutare l’eventuale necessità di interventi individuali di EMDR. Al termine della giornata è stata  concordata un’ulteriore data per il follow-up e la rivalutazione e sono stati raccolti i contatti telefonici dei soggetti maggiormente coinvolti per fissare gli incontri individuali.
  • Successivamente si sono realizzate sedute individuali di EMDR con tutte le persone coinvolte che avevano fatto richiesta e che avevano dato l’adesione.
  • Nelle sedute di rivalutazione qualche settimana dopo si era visto un miglioramento di molte reazioni e un sollievo riguardo a molti aspetti dell’esperienza a cui erano stati esposti.
La scomparsa di una persona: un evento critico “particolare”

Sin dall’inizio ci rendiamo conto che, rispetto ad altri interventi di emergenza in caso di eventi critici (terremoti, omicidi, incidenti stradali, catastrofi naturali, ecc…), l’ambito nel quale ci muoviamo è diverso. Si tratta infatti di una situazione ancora aperta, una ferita che continua a sanguinare. Le indagini sono ancora in corso e questo rallenta l’elaborazione di quanto è accaduto. Tutto è ancora fermo a quel terribile 26 novembre in cui Yara è scomparsa. Ma non c’è solo questo. Non è un evento naturale ad aver sconvolto le vite di queste persone. Qualcuno ha sconvolto le loro esistenze, ma non sanno ancora chi e perché. Manca ancora un colpevole o dei colpevoli a cui attribuire questo terribile misfatto. Il che fa stare la popolazione di Brembate in allerta; il buio, l’uscire da soli, tutto ciò che prima era normale routine quotidiana, ora non lo è più. Potrebbe verificarsi un altro episodio simile, il mostro potrebbe essere ancora in mezzo a loro. Tutto questo non fa altro che acuire i sintomi di iperarousal e di evitamento, tipici delle reazioni post-traumatiche.

Conclusioni

Rispetto ad altri interventi psicologici sul campo in caso di eventi traumatici, questo ha presentato delle sfide e degli elementi più complessi, che costituiscono degli ostacoli per la risoluzione delle reazioni da stress sia per il gruppo sia per la comunità più allargata. Per questo motivo molto è stato importante intervenire mentre che sperano ancora di poter abbracciare la compagna quotidiana di giochi e di attività sportiva. L’intervento è stato realizzato mentre Yara non era stata ancora trovata. In quel periodo bisognava continuare a far leva sulle risorse positive che questa comunità aveva già messo in campo, come lo stare insieme e il condividere esperienze sia positive sia negative.