15 marzo 2025 on line – dalle ore 09.00 alle ore 16.00
Maria Zaccagnino, Cristina Mastronardi, Maria Marino
Maria Zaccagnino
Aspetti emotivi e traumatici nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento: il protocollo di intervento con EMDR
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) possono essere intesi come il risultato dell’interazione di fattori genetici, epigenetici e ambientali che influenzano le capacità cerebrali di percepire o processare informazioni verbali o non verbali in modo efficiente e preciso. coinvolgono l’abilità di lettura, di scrittura e di calcolo. Nelle ultime decadi, i numeri rilevano un incremento considerevole di alunni con DSA, nello specifico frequentanti la scuola secondaria di I e di II grado, mettendo in evidenza l’importanza di un riconoscimento e di una presa in carico tempestiva ed adeguata di questi bambini per evitare che il disagio possa diventare marcato e portare anche allo sviluppo di psicopatologie o disturbi emotivi.
La letteratura scientifica sta ponendo sempre maggiore attenzione sull’importanza che venga presa in considerazione anche la storia di attaccamento del bambino e gli eventi di vita traumatici che hanno caratterizzato sia la sua vita che quella del nucleo familiare in cui si trova a vivere. La trasmissione transgenerazionale del trauma, infatti, deve essere considerata un fattore di rischio importante, che si costituisce come base di vulnerabilità per le successive traiettorie di sviluppo del bambino, il quale potrebbe risultare maggiormente a rischio di sviluppare disturbi emotivi psicologici e anche cognitivi. E’ infatti fondamentale tenere a mente che le esperienze traumatiche si costituiscono come un fattore di rischio per lo sviluppo emotivo e cognitivo in età evolutiva, influenzando negativamente la capacità di regolazione emotiva, le abilità relazionali e il senso di autoefficacia del bambino. Le ferite dell’attaccamento possono incidere sull’attenzione, la percezione, la capacità di elaborare i dati al fine di produrre risposte adeguate al contesto di riferimento. Anche la condizione sperimentata dal bambino a cui viene fatta una diagnosi di DSA, ad esempio, può costituirsi come fattore stressante; è importante tenere a mente tutte le difficoltà cui il bambino può andare incontro quando si trova a dover combattere contro un deficit dell’apprendimento (difficoltà a scuola, con i pari, gli insegnanti, etc) ma non solo; anche la diagnosi di per sé deve essere considerata un fattore estremamente stressante sia per il bambino che per l’intera famiglia. Tali fattori, pertanto, devono essere presi in considerazione all’interno di un piano di cura del bambino che si ponga come obiettivo la prevenzione di altre sintomatologie associate (depressione, ansia, fobia scolastica, disturbi della condotta, etc.) e l’incremento delle risorse e delle strategie di coping. Nel momento in cui si prende in carico un bambino affetto da disturbo dell’apprendimento, è importante quindi considerare il disagio cognitivo non solo come effetto di alterazioni genetiche, ma anche come risultante del contesto in cui è cresciuto. Per tali motivi risulta fondamentale poter intervenire con una metodologia efficace come l’EMDR che sia in grado di agire in modo mirato sulle dinamiche disfunzionali che contribuiscono al mantenimento e severità del disturbo.
Alla luce di tali fondamentali per la comprensione dei DSA nella loro complessità, di modo che tali disturbi possano essere letti alla luce dei numerosi aspetti (soprattutto di tipo relazionale e traumatico) che rivestono un notevole impatto non solo sulla loro insorgenza, ma anche sul loro mantenimento e conseguente possibilità di recupero. Per tali motivi verrà presentato il protocollo EDMR e Disturbi dell’Apprendimento.
Cristina Mastronardi
Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività (ADHD)
Il disturbo da deicit dll’Attenzione e Iperattività è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da disattenzione e/o iperattività-impulsività. In assenza di una diagnosi ADHD, può non essere facile individuare i segni che dovrebbero orientarci verso un maggiore approfondimento diagnostico. I sintomi dell’ADHD, infatti, potrebbero essere confusi con una sintomatologia post-traumatica o come sintomi derivanti da un attaccamento disfunzionale. In altri casi potremmo porre l’attenzione sulla sintomatologia ansiosa o depressiva, quando in realtà questi sintomi sono la punta dell’iceberg di un disturbo ADHD. Anche le dipendenze comportamentali e i comportamenti antisociali che riscontriamo in giovani e adulti potrebbero essere secondari a un quadro di questo tipo. Un altro aspetto importante è la presa in carico del nucleo familiare che deve avvenire sia attraverso la psicoeducazione sia attraverso la terapia EMDR per il minore e per i familiari. Nel corso della formazione verranno fornite indicazioni per poter condurre una valutazione anamnestica approfondita al fine di rilevare indicatori importanti che potrebbero farci ipotizzare un disturbo di questo tipo. Verranno, inoltre, fornite informazioni sulla concettualizzazione del caso e sull’impostazione del piano terapeutico per il lavoro con i familiari di minori con ADHD.
Maria Marino
L’integrazione del protocollo EMDR nel lavoro in psicoterapia cognitiva con persone autistiche adulte senza disabilità intellettiva e del linguaggio: modello di concettualizzazione e implicazioni cliniche nella prospettiva della neurodiversità.
L’Autismo (o Disturbo dello Spettro Autistico, ASD) è una condizione neurodivergente che si manifesta nell’infanzia, presenta differenze caratteristiche (o difficoltà) nell’interazione e nella comunicazione sociale e modelli di comportamento e interessi ristretti, ripetitivi e stereotipati (APA, 2013; APA 2023).
È una condizione oggi molto frequente (Bajo et. al., 2018). La severità e l’impatto delle caratteristiche centrali dell’ASD possono variare molto. Così, alcune persone autistiche presentano tratti marcati, disabilità intellettiva e deficit comunicativi e altre, invece, caratteristiche più sottili, che spesso vengono identificate e riconosciute in adolescenza o in età adulta. Sono, queste ultime, le condizioni oggi definite “Autismo senza compromissione intellettiva e del linguaggio” (DSM 5 e 5-TR, APA 2013, 2023), prima conosciute come “sindrome di Asperger” (DSM IV TR). In questi casi, i tratti autistici si manifestano in modo più sfumato, con atipie sottili nella cognizione sociale e nello stile relazionale, e con una maggiore vulnerabilità dei processi di regolazione emotiva e sensoriale (Attwood, 2019; Marino, 2024). Nell’autismo è descritta una maggiore vulnerabilità psicopatologica (Attwood, 2019; Marino, 2024), con elevata incidenza di diversi quadri psicopatologici, tra i quali anche il Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) e sintomi correlati a trauma (Hossain et al., 2020; Fisher et al., 2023). Attualmente, nella ricerca e nella clinica c’è un crescente interesse nel comprendere la relazione tra trauma, PTSD e autismo. I sintomi correlati a trauma sembrano molto presenti nell’autismo: dal 2% al 17%, rispetto al 3% nei soggetti neurotipici (Rumball, 2019), e spesso sottostimati. Le persone autistiche presentano molti fattori di rischio per una maggiore esposizione a esperienze traumatiche e a traumi relazionali. Inoltre, è verosimile che ci sia una specificità autismo correlata, in relazione alla traumaticità esperita per alcuni eventi. È ipotizzabile che le persone autistiche siano spesso esposte a situazioni direttamente o indirettamente traumatiche, anche in relazione alla maggiore vulnerabilità dei processi di elaborazione sensoriale emotiva e cognitiva, espressa nell’autismo. (De Prince, 2005; Mazefsky et al., 2013; Culatta et al., 2017; Rumball, 2019). Questo rende necessario individuare la presenza di sintomi traumatici laddove presenti, anche al fine anche di elaborare o rinforzare strategie di lavoro terapeutico sul trauma nell’autismo, in relazione alle specifiche caratteristiche di questa neurodivergenza in relazione alle differenze nello stile di elaborazione delle informazioni e della regolazione sensoriale, anche rispetto alle risposte agli stimoli di minaccia e sicurezza e alle differenze, ipotizzate da alcuni studi, nella reattività neurofisiologica autonoma a tali stimoli (Arora et al, 2021) Tra le terapie di elezione per il PTSD, l’EMDR presenta elevate evidenze di efficacia (WHO, 2013; Navarro et al., 2016; NICE, 2018; Manzoni et al., 2021).
Nonostante ciò, i dati relativi a EMDR e autismo, ad oggi, sono esigui. Tuttavia, i risultati degli studi presenti sono indicativi della possibilità e dell’efficacia dell’utilizzo dell’EMDR con persone autistiche (L.-v. Buuren et al, 2019; Fisher, 2023; Leuning et al., 2023; Firat et al., 2023;) e dell’utilità di elaborare strategie e protocolli dedicati.
La relazione di oggi parlerà dell’integrazione e dell’adattamento del protocollo EMDR nel lavoro con persone autistiche adulte con condizioni psicopatologiche o di sofferenza correlata alla presenza di traumi (T e/o t).
Il focus della relazione verterà sull’utilizzo dell’EMDR nel lavoro con condizioni dello spettro autistico senza disabilità intellettiva e del linguaggio, del suo razionale, dell’importanza di un lavoro sulla consapevolezza dell’autismo, sulla psicoeducazione a sostegno dell’autoregolazione del sovraccarico (cognitivo, emotivo e sensoriale). Si parlerà anche della scansione dei vari step del trattamento e degli adattamenti specifici da valutare nel lavoro con persone neurodivergenti. Per facilitare il ragionamento, verrà presentato anche un caso clinico, quello di una giovane paziente autistica con caratteristiche di comorbidità relative a un disturbo di ansia socio-prestazionale e alla presenza di schemi patogeni e sintomi correlati a traumi di tipo relazionale. Verranno discussi il razionale, la formulazione e il lavoro sul caso, basati sul modello di psicoterapia cognitiva adattata all’Autismo in integrazione con l’utilizzo dell’EMDR, quest’ultima, sulla base dei dati presenti in letteratura in merito all’adattamento del protocollo EMDR nell’Autismo. La relazione e il caso clinico presentati rappresentano i primi passaggi nello sviluppo di una linea guida pratica per l’applicazione di EMDR nella terapia con persone autistiche, le cui basi varranno discusse nel corso della relazione.
PROGRAMMA
09.00-10.00
L’impatto degli aspetti emotivi e traumatici sui DSA (Maria Zaccagnino)
10.00-11.00
Il protocollo EMDR sui DSA (Maria Zaccagnino)
11.15-11.45
Inquadramento diagnostico dell’ADHD (Cristina Mastronardi)
11.45-13.15
Concettualizzazione del caso e impostazione del piano terapeutico per il lavoro con i familiari di minori con ADHD (Cristina Mastronardi)
14.00-15.00
Concettualizzazione, caratteristiche e processi dell’autismo all’interno della prospettiva biopsicosociale e del paradigma della neurodiversità; (maria Marino)
15.00-16.00
Aggiornamento della letteratura su Trauma e autismo (incidenza e psicopatologia correlata a T e t nella popolazione di persone nello spettro); Lo stato dell’arte su utilizzo dell’EMDR nel lavoro in psicoterapia con persone autistiche; Presentazione del caso clinico (Maria Marino)
Questa formazione avanzata è gratuita per i soci in regola con la quota associativa 2025.
E’ possibile scaricare il materiale della formazione entrando nella propria pagina personale della piattaforma (www.emdrcorsisoci.it) con le proprie credenziali (dopo l’accesso, cliccare in alto a destra su “Area riservata” poi sulla sinista comparirà “lista corsi” e successivamente su “i miei corsi”). Sarà presente anche il certificato di partecipazione con l’indicazione dei CPD (6 – sei) per il ri-accreditamento del certificato di practitioner e di supervisore.
Il questionario di gradimento e il test per l’assgnazione dei crediti ECM (assegnati 7,5 crediti formativi) dovranno essere svolti, se si raggiunge il quorum del 90% di presenza alla formazione (il tempo rilevato dalla piataforma è insindacabile) , sempre sulla piattaforma entrando con le proprie credenziali entro e non oltre le 72 ore successive al termine della diretta.
Vi ricordiamo che il link di accesso alla diretta che hai ricevuto con la conferma è unico e non deve essere condiviso. Lo trovate anche entrando nella propria pagina personale . Sconsigliamo l’uso di device come telefoni o tablet per seguire la diretta che tendono a duplicare la connessione. E’ anche sconsigliato ridurre a icona la diretta o spostarla su altro apparecchio. Per evitare problemi al rilevamento del tempo è necessario effettuare correttamente il logout dalla dirette altrimenti potrebbe essere segnalato la presenza di più connessioni.