Il farmaco agisce a livello cerebrale spegnendo i meccanismi responsabili della dipendenza dalla nicotina e stimolando la produzione di dopamina, il neurotrasmettitore del piacere. Così fa venire meno voglia di fumare e riduce i sintomi dell’astinenza.

A volte però può non bastare perché c’è una forte dipendenza psicologica e occorre integrare la terapia farmacologica con la psicoterapia, come la cognitivo-comportamentale. Oppure con l’ultima novità: l’EMDR, (Eye movement desensitization and reprocessing). «È una tecnica utilizzata da tempo in psicotraumatologia» conclude il dottor Boffi. «Attraverso i movimenti oculari bilaterali si riattiva nel cervello la capacità di elaborare i ricordi traumatici, che smettono di essere fonte di continua sofferenza psicologica. L’EMDR è molto utile per smettere di fumare perché lavora sui motivi inconsci alla base della dipendenza e aiuta a disinnescare gli automatismi che fanno scattare la voglia di fumare. Possono bastare sei-otto sedute».

 

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